Parrocchia SS. Gervasio e Protasio - BARIANO (BG)
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VITA DELLA COMUNITA’
Parrocchia dei SS. Gervasio e Protasio – Bariano
21 - 28 marzo 2010

V Domenica di Quaresima: Vangelo di Gv.8,1-11
«NEANCH’IO TI CONDANNO: VA’ E NON PECCARE PIU’».

Il brano di Vangelo di oggi nelle prime comunità cristiane non era letto volentieri perchè sembrava che le parole di Gesù dette all’adultera fossero un permesso di peccare. Sant’Agostino, siamo intorno al 350 dC, nei suoi scritti si lamenta perché questo brano non viene letto. E’ presente anche in noi questa mentalità (specialmente nei maschi, come se l’adulterio riguardasse solo le donne) quando dopo aver ascoltato questo brano diciamo:» Si, una volta si può perdonare ma poi…».

Perché pensiamo che il perdono è rischioso? Vediamo i fatti.

Gesù, dice il Vangelo, si reca al tempio e tutto il popolo andava da lui. Si sedette e si mise a insegnare. L’insegnamento di Gesù non si basa sull’ osservanza della legge fatta dagli uomini, ma su uno stile di vita vissuto a partire dalla esperienza di essere amati e ben voluti da Dio. Per questo l’insegnamento di Gesù non è imposto ma offerto. Da qui la reazione degli scribi e dei farisei i difensori della legge e non della persona. Vedendo che la gente va da Gesù gli tendono una trappola:»Maestro, questa donna è stata sorpresa in adulterio, la legge comanda di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?» . La trappola è ben tesa. In quale Dio crederà Gesù? Nel Dio legislatore, giudice che punisce con la pena di morte o crede nel Dio che ha a cuore la vita dei proprio figli e si rallegra e fa festa se qualcuno che ha sbagliato ritorna all’ovile o a casa? La reazione di Gesù è sorprendente:»Si mise a scrivere per terra». Perché Gesù scrive per terra? Nel profeta Geremia al cap.17 v.13 si legge:»Quanti ti abbandonano o Signore resteranno confusi, quanti si allontanano da te i loro nomi saranno scritti nella polvere, nella terra». Un modo di dire per ricordare che quanti si allontanano dal pensiero di Dio creatore e padre e si affidano al Dio giudice e vendicativo, sono nella polvere, sono già morti «perché hanno abbandonato Dio fonte di acqua viva e di amore». Chissà se Gesù in quel momento mentre scriveva per terra si sarà ricordato di sua madre e del pericolo che aveva corso quando anche lei «promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta

per opera dello Spirito Santo»? Chissà se Gesù mentre scriveva per terra si è ricordato di ciò che suo padre Giuseppe aveva fatto a suo tempo? Se si fosse affidato alla legge invece di affidarsi a Dio?

Poiché insistevano nell’interrogarlo si alzò e disse:»Chi è senza peccato scagli la prima pietra?». Se ne andarono tutti cominciando dai più vecchi. Gesù rimase solo. Si alza, si avvicina alla donna, le parla. La chiama donna, lo stesso nome che ha usato per sua madre a Cana di Galilea e che userà al Calvario. Non è più la peccatrice, è donna di nuovo. Dove c’è Dio il destino di ciascuno di noi cambia. Se non ci fosse stato Gesù quella donna sarebbe morta e quegli uomini avrebbero continuato a predicare in nome di Dio punizione e violenza. Quelli che sanno solo lapidare, vedere solo peccati, intorno a sé e non dentro di sé, quelli che sanno solo accusare gli altri, Gesù vuole che scompaiano dal suo campo visivo, così come devono scomparire dal cerchio dei suoi amici, dai cortili del tempio, dalle navate delle chiese. «Và e d’ora non peccare più» sono queste le parole che cambiano la vita. Qualunque cosa una persona possa avere fatto, non rimane più nulla, cancellato «tu ritorni ad essere più grande dei tuoi peccati». Un perdono così facile e immediato non è rischioso? Gesù dice di no perché il suo sguardo non è rivolto al passato ma al futuro. Gesù perdona perché per lui il bene di domani conta di più del male di oggi. Gesù non perdona la donna, la donna è già perdonata:»Neanch’io ti condanno». Gesù le comunica la forza per tornare a vivere: «Và, d’ora in poi non peccare più».

E’ questo il cristianesimo: «nessuna condanna ma comunicazione di forza per vivere bene».


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